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In questo articolo scoprirai cos’è la Riflessologia Plantare, come funziona e come diventare Riflessologo Plantare.

Quando parliamo di Riflessologia non ci riferiamo sempre alla Riflessologia Plantare, esistono infatti vari tipi di Riflessologia: mano, piede, viso, orecchio, metamerica, ecc…

Ecco perchè dobbiamo sempre specificare il tipo di Rifelssologia del quale stiamo parlando. In questo articolo ti parlerò di cos’è la Riflessologia Plantare applicata secondo la logica MTC, cioè della Medicina Tradizionale Cinese.

 

Cos’è la Riflessologia Plantare secondo la MTC?

 

Come suggerisce il nome, la Riflessologia Plantare secondo la Medicina Tradizionale Cinese è una tecnica di massaggio particolarmente rivolta ai piedi, che fungono da “imput” per i miei impulsi.

Si tratta di una tecnica semplice dal punto di vista del massaggio manuale (pratica) ma molto ampia ed impegnativa nell’apprendimento della logica (teoria) al fine di una corretta esecuzione: stimolare correttamente le aree del piede ci è permesso proprio dalla comprensione della Medicina Tradizionale Cinese.

Ecco perchè per poter praticare la Riflessologia Plantare è necessario avere almeno una preparazione base di tale medicina.

 

Com’è nata la Riflessologia Plantare?

 

Se potessimo tornare nel passato troveremmo i primi massaggi ai piedi a partire da circa 5000 anni fa, testimoniati da raffigurazioni in Cina, anche se al tempo non si parlava di Riflessologia Plantare ma di massaggio ai piedi.
Pratiche mediche di massaggio ai piedi invece le possiamo trovare nelle pitture egizie risalenti al 3000 a.C.

Una forma di massaggio al piede con delle caratteristiche simili alla Riflessologia Plantare la troviamo anche nelle tribù degli Indiani d’America e quelle africane.
Questo fa ipotizzare che anche loro – come i cinesi e gli egiziani – sfruttassero delle vere e proprie tecniche di base, poichè i piedi venivano massaggiati con un metodo ben preciso.

Agli inizi del 1900 il Dr. W. Fitzgerald, americano incuriosito e meravigliato da queste tecniche, cominciò una serie di studi ed esperimenti poichè non riusciva a spiegarsi come una semplice pressione su una determinata zona del piede potesse influenzare un’altra parte del corpo, che poteva essere organica, viscerale, muscolare, articolare o ghiandolare.

La sua attenzione e la cura con cui annotava i risultati ottenuti gli permise dopo qualche tempo di tracciare una vera e propria mappa dove le relazioni tra i punti riflessi e le altre aree del corpo assumevano una logica non indifferente.

Il Dr. Fitzgerald ebbe due allievi: il Dr. J. Rilay e Dr.ssa E. Ingham; quest’ultima eseguì un approfondimento dettagliato sul lavoro di Fitzgerald, dando il maggior contributo alla Riflessologia Plantare moderna, cominciando a costruire una mappa delle Zone Riflesse sul piede corrispondenti ai vari organi.

A partire dagli anni ’60, alcune allieve della Dr.ssa Ingham – come Hanne Marquardt in Germania e Doreen Bayly in Gran Bretagna – cominciarono a promuovere e divulgare la Riflessologia in Europa.
In italia un grande riconoscimento a tale tecnica lo dobbiamo a Elipio Zamboni, fisioterapista bergamasco diplomato in Riflessologia nel 1974 presso la scuola di Hanne Marquardt e morto in un incidente stradale nel 1992.

Successivamente molti ricercatori di tutto il mondo hanno portato notevoli contributi, scoprendo nuove aree o nuove reti di riflesso, rendendo questa tecnica sempre più affidabile.

 

Come funziona la Riflessologia Plantare?

 

Questa è una domanda che si cerca di evitare, in quanto scomoda per i riflessologi. Perchè?
Semplice, la Riflessologia Plantare non è ancora stata dimostrata scientificamente, è un tecnica deduttiva ma sopratutto empirica, ed è proprio da qui che nascono le varie scuole e correnti di pensiero.

Alcune teorie dicono che si basa sullo sviluppo di endorfine interne stimolate tramite i trattamenti che indurrebbe il corpo ad autoguarirsi.
Altri dicono che gli stimoli seguono le linee dei meridiani della Medicina Tradizionale Cinese.

Un pensiero però accomuna tutti: stimolando alcune parti del piede, chiamate zone, si va a portare uno stimolo ad un determinato organo, viscere, articolazione o ghiandola del corpo creando cosi un beneficio. E i risultati non si possono negare.

 

Quale “stile” di Riflessologia Plantare adottare?

 

Tra i vari stili che ognuno può adottare io ho preferito seguire quello che riguarda la “Riflessologia Plantare secondo la Medicina Tradizionale Cinese”, che nei miei 30 anni di importanti esperienze mi ha dimostrato quanto può essere precisa ed efficace.

Per quanto riguarda le mappe del piede, ossia la planimetria di dove si trovano le zone che corrispondono a determinati organi o visceri, io sono partito adottando certi tipi di mappe per poi arrivare, dopo anni di esperienza, a ridisegnare le mappe che ho ritenuto migliori (per me) in base ai riscontri che ottenevo, al fine di sviluppare una planimetria semplice e veloce da intuire.

Anche nelle mappe del piede, a seconda di chi le ha fatte, ci sono delle piccole differenze, ma sarebbe inutile se non per niente costruttivo discutere su quale mappa è più affidabile.
Io all’inizio della mia carriera ho adottato circa tre mappe per tre anni (una mappa/anno), periodo dopo il quale sono riuscito ad arrivare ad una soluzione che facesse al caso mio.

 

La tecnica della Riflessologia Plantare

 

Questa tecnica si basa sulla logica secondo cui, stimolate delle determinate aree del piede chiamate zone, il sistema nervoso centrale riceve un impulso che manderà un “comando” in una parte del corpo a seconda della zona stimolata nel piede.

Stimolo – Via Afferente – Sistema Nervoso Centrale – Via Efferente – Effettore

Questa tecnica è incredibile per certi aspetti, il fatto più apprezzabile è che c’è una risposta immediata già durante la seduta, non bisogna attendere molto tempo o effettuare molte sedute per verificarne il risultato.

Altri due punti a favore che ritengo importantissimi sono le pochissime controindicazioni e il fatto che si lavora a distanza rispetto la parte dolente del corpo: lavorare su un dolore senza toccarlo conferisce un vantaggio incredibile!
In questo modo non si va certamente a correre rischi di infiammare ulteriormente parti già infiammate o dolenti o comunque mettere le mani in parti dove prima ci vorrebbe una diagnosi medica per capire chi è il tecnico o la figura che deve intervenire.

 

La Riflessologia Plantare è dolorosa?

 

Come già accennato, la manualità incide – sulla riuscita della seduta di Riflessologia Plantare – al massimo un 10/ 12%, mentre la parte più importante è la teoria, ossia capire il perchè si stimola prima una zona e poi un’altra e non viceversa. Avere una buona base di Medicina Tradizionale Cinese ci permette di imparare altre tecniche riflessogene molto velocemente, in quanto molte seguono proprio la logica della MTC.

Una zona dolente nel piede durante la seduta, ad una pressione magati anche leggera, è indicatore di una zona riflessa o reattiva; una zona riflessa reattiva o dolente non significa che l’organo o il viscere corrispondente abbia un problema.

Attenzione: ci tengo a precisare che con un piede in mano non si fanno diagnosi, si possono fare deduzioni energetiche chiedendo informazioni alla persona che riceve il massaggio, ma assolutamente non si possono fare diagnosi.

Se una zona è reattiva dovrò chiedere a chi sta ricevendo il massaggio se in quella parte del corpo corrispondente ha o ha avuto un problema, ma ricordiamoci sempre e comunque che una zona dolente NON corrisponde ad una malattia dell’organo o viscere o articolazione o ghiandola.

 

Come fare una seduta di Riflessologia Plantare

 

Per fare questi trattamenti del piede ci avvaliamo di due possibili “vie”.

La prima sfrutta le Zone di Riflesso Dirette, ossia si interviene su una zona che è direttamente corrispondente al “problema” da trattare; esempio: quando una persona ha un dolore al collo e l’operatore stimola sul piede la zona corrispondente al collo.

La seconda si avvale delle Zone di Riflesso Indirette, cioè, seguendo l’esempio precedente, quando l’operatore per il dolore al collo stimola delle zone che non hanno un riflesso diretto sul collo, ma che una volta stimolate vanno a concorrere per portare beneficio al collo.

È molto raro che un disturbo passi usando solo le Zone di Riflesso Dirette, la maggior parte delle volte bisogna passare per quelle Indirette, e per poterlo fare dobbiamo conoscere la teoria della Medicina Tradizionale Cinese. Le Zone di Riflesso Indirette vengono dedotte o scelte seguendo i meridiani che passano per quel punto dolente, quindi ecco perchè è indispensabile studiare almeno la base della MTC.

La Riflessologia Plantare è tra le mie tecniche preferite, sia per i risultati immediati che per la grande percentuale di riuscita (anche se ovviamente ricordiamoci che non esiste una tecnica che vada bene per tutti e che risolva tutto).

Inoltre ci consente di affrontare un problema sotto più punti di vista, valutare cioè un dolore, un disturbo o qualsiasi motivo che abbia spinto una persona a venire da noi sotto un’attenta analisi diretta, cioè valutare il dolore e trattarlo come tale, oppure valutarlo sotto un profilo energetico facendo riferimento alla Medicina Tradizionale Cinese, quindi scoprire che un semplice dolore alla spalla in realtà manifestava un disturbo, ad esempio, all’intestino o al polmone o ad altri organi o semplicemente ad una disarmonia emotiva.

Ricordiamoci che spesso sono proprio le emozioni a farci ammalare.

come funziona la riflessologia plantare